Vi racconto l’esperienza del viaggio nella Patagonia cilena attraverso il diario di viaggio di Lorena, mia moglie, che ha condiviso con me questa emozionante avventura…
L’anno nuovo porta le prime sorprese, per Danilo un’occasione allettante sul piano professionale e umano. E’ invitato dal celebre chef cileno Guillermo Rodriguez a partecipare a un importante progetto professionale che vede coinvolti 16 chef cileni e 16 chef stranieri… è chiamato a interpretare con il proprio stile e la propria filosofia di cucina, sapori e prodotti locali della Patagonia.
L’esperienza si concretizzerà successivamente nella pubblicazione di un libro, che verrà tradotto e diffuso in tutti i Paesi degli chef ospiti.
La presentazione alla stampa internazionale di questo progetto avviene a bordo della motonave Atmosphere della compagnia “Nomads of the Seas”, durante una crociera di quattro giorni in Patagonia.
Danilo in passato ha già collaborato con Guillermo, partecipando a un viaggio in Cile per promuovere la cucina italiana e organizzando a Milano settimane gastronomiche cilene con la presenza dello stesso chef e del suo staff.
Seguo sempre con grande interesse l’attività di Danilo, stavolta decido di “seguirlo” proprio fisicamente!
Ho pochissimi giorni a disposizione per prepararmi psicologicamente all’inatteso viaggio, così, consigliata da un caro amico, compro i libri “Patagonia Express” di Luis Sepùlveda e “In Patagonia” di Bruce Chatwin.
Via dalla fredda Milano con destinazione Patagonia, emisfero australe, estate!
Arriviamo a Santiago in una calda mattinata e mentre visitiamo il centro della città, casualmente assistiamo al cambio della guardia alla Moneda, Palazzo Presidenziale, con tanto di parata militare e concerto della banda.
Rivediamo con grande emozione gli amici che in nostro onore si sono riuniti per incontrarci.
Il giorno seguente con un volo di quasi due ore raggiungiamo Puerto Montt, dove conosciamo alcune persone della Nomads, ci accompagnano al mercato locale: una festa di colori e gusti nuovi, tutti da scoprire.
Molluschi e crostacei dell’Oceano Pacifico, di dimensioni extralarge, pesci invitanti, frutta spettacolare. Alcune varietà hanno nomi intraducibili, non essendo presenti in Europa.
Nel pomeriggio il ritrovo è alla marina, dove, presso la prestigiosa sede della compagnia, incontriamo tutte le persone che si imbarcheranno con noi: in primis Andrés Ergas, ex-banchiere fondatore della Nomads, innamorato del proprio Paese e della Patagonia, appassionato di pesca e di natura, ideatore di queste crociere da sogno e promotore di questo ambizioso progetto, finalizzato a far conoscere e valorizzare il patrimonio ambientale cileno, attraverso l’esplorazione di questi territori con l’impiego delle più avanzate tecnologie.
Facciamo conoscenza con il numeroso equipaggio, il comandante, il capitano, i piloti, le guide delle escursioni, operatori del settore turistico, giornalisti di enogastronomia e fotografi.
Nel corso del cocktail di benvenuto, sono presentati i tre chef protagonisti di questa prima “spedizione”: Guillermo Rodriguez, Tomas Olivera Leiva e Danilo, i quali avranno a disposizione ciascuno una serata per presentare il proprio menu e realizzare una cena a bordo, e il sommellier Carlos Suarez, che avrà il compito di proporre per ogni piatto un vino in abbinamento.
Giunge l’atteso momento dell’imbarco: l’equipaggio allineato ci saluta sul molo di partenza, la “Atmosphere” è stupenda, dotata di ogni comfort, con elicottero Bell 407 (la Ferrari dell’aria) e diversi tipi di imbarcazione adatti alle più svariate esigenze escursionistiche: un gommone, motoscafi a idrogetto, kajak. Prendiamo rapidamente confidenza con questo maxiyacht, il capitano illustra tutti i dispositivi di sicurezza, prendiamo parte a una simpatica esercitazione di emergenza, tutti con i giubbotti di salvataggio, possiamo visitare la cabina di comando dove vediamo la rotta che seguiremo attraverso le sofisticate attrezzature.
Ci viene assegnata una cabina lusso, dove nessun dettaglio è lasciato al caso: raffinatezza e buon gusto. Ci mostrano l’area con le vasche jacuzzi e la sauna, sul ponte più elevato della nave, l’ampio salone-soggiorno comune, il bar, lo spazio esterno delimitato da una vetrata per i fumatori, lo spogliatoio con ogni genere di abbigliamento adatto alle diverse escursioni.
La nave può ospitare al massimo 28 persone con 32 persone di equipaggio.
A causa delle condizioni atmosferiche o delle condizioni di marea che varia fino a 7 metri di livello, o in base ai particolari interessi dei partecipanti, è possibile cambiare programma e itinerario. Spirito “nomade”.
Socializzare con gli altri è un attimo! L’atmosfera è molto rilassata e piacevole. E anche se non conosciamo bene lo spagnolo, ci comprendiamo benissimo!
Si salpa verso il tramonto e mentre usciamo dal fiordo di Puerto Montt, una luce incredibile è il presagio di quanto sarà singolare questa avventura.
Alle 20.30 viene servito l’aperitivo nel salone: polpo al merquen con patate confit, machas in confettura di vino rosso, ostrica con vinaigrette di mele selvatiche.
Alle 21.00 siamo invitati a prendere posto a tavola.
La cena di Guillermo Rodriguez è squisita. Il menu prevede:
- - Mousse di picorocos (mollusco del Pacifico) e tartare di centolla (granchio reale) con salsa di avocado al limone e lattughina dell’orto
- - Chupe (pasticcio) di locos (frutto di mare del Pacifico) gratinato al merquen (mix di spezie del sud del Cile)
- - Costolette di agnello da latte al rosmarino
- - Charquican creolo e verdure grigliate
- - Mote con huesillo (pesche disidratate) in due consistenze
Dopo cena è illustrato il programma per il giorno seguente, quando si entra nel vivo dell’esperienza da capogiro!
Al risveglio siamo in un luogo difficilmente descrivibile, dove regna un silenzio assoluto e intorno a noi la natura è maestosa. La nave è ancorata nel fiordo di Quintupeo.
Il breakfast è ricchissimo: dolce, salato, alzate di frutta, bevande di ogni genere… ma siamo inevitabilmente distratti dall’esterno.
Danilo è impegnato con la preparazione della “sua” cena, a me viene proposto di scegliere tra una gita nei fiordi a bordo del gommone per avvistare i cetacei, oppure una camminata fino al cratere di un vulcano. Scelgo senza ombra di dubbio i fiordi! Vengo invitata ad indossare una tuta speciale imbottita, in uso in Antartide, mi spiegano che anche nelle gelide acque del Pacifico si può sopravvivere per diverse ore con questa tuta, ma qui non si corre alcun rischio. La CNN riprende la mia preparazione! Saliamo a bordo del gommone speciale, progettato per la Marina statunitense, con 18 posti, dotato di ammortizzatori particolari che permettono di navigare senza sussulti anche con velocità elevatissime. In breve raggiungiamo una baia abitata da una colonia di leoni marini, lo spettacolo è di quelli che si ricordano per la vita… poter osservare questi animali da vicino toglie il respiro: nuotano, dormono, litigano, coccolano i piccoli, si incuriosiscono per la nostra presenza ma non mostrano nessun timore!
A malincuore ci spostiamo in un’altra baia dove forse, se saremo fortunati, vedremo i delfini… Sulla riva ci sono alcune piccole costruzioni, la Fondazione Huinay, che si occupa di ricerca scientifica. A motore spento, aspettiamo… Un tuffo doppio di una coppia di delfini rompe il silenzio. Si avvicinano al gommone e giocano… in pochi secondi a bordo e in acqua regna il caos: diventa una gara di velocità tra la barca e i delfini, che saltano ripetutamente, tutti cerchiamo di fotografarli, ma la scarsa esperienza mi farà immortalare ben poco di ciò che abbiamo avuto la fortuna di vedere… a un certo punto rinuncio, ripongo la macchina fotografica e mi concentro su questi animali meravigliosi, posso sentire il loro respiro, mentre io trattengo il mio, sono a mezzo metro da loro, mi spruzzano l’acqua sul viso saltandomi vicinissimi!
Che esperienza! Torniamo verso la “Atmosphere” caricatissimi. Devo raccontare tutto subito a Danilo, lo cerco in cucina… non c’è… Mi dicono: “E’ già partito per il lunch, vedi quel picco su quella montagna? Andiamo tutti là in elicottero a pranzare!” Eeeeehhhhh????? Appena il tempo di rendermi conto, sono già sul ponte dell’eliporto, indosso il giubbotto di salvataggio tra il rumore assordante delle pale, prendo posto accanto al pilota dell’elicottero, che sorridente mi aiuta a legarmi con tutte le cinture del caso e via! Si sale sulla montagna!
In pochi minuti sorvoliamo una laguna spettacolare, proprio dove un fiume confluisce nel fondo del fiordo, e dei boschi fittissimi ed inesplorati.
La scena che mi si presenta poco dopo è surreale: è stata allestita una vera e propria cucina con le bombole e tre wok in uno spiazzo sulla montagna, i cuochi sono in divisa come se fosse la cosa più naturale del mondo cucinare lì, ci offrono aperitivi e champagne con finger food. I tavoli sono ben disposti e apparecchiati con tovaglie di lino, stoviglie di porcellana finissima, calici di cristallo. Comode ed eleganti sedie imbottite rosse permettono di godere di tutto questo come nel migliore dei ristoranti. Un “tappeto” naturale di licheni colorati è più bello di qualsiasi tappeto persiano. La mia attenzione è subito attratta dalla flora di questo luogo: muschi morbidi, licheni bianchi e colorati, fiori spontanei mai visti… Non manca nemmeno la musica: Enya. La vista è strabiliante, chiedo a una guida come si chiama questa montagna, mi spiega serafica che non ha un nome, come la maggior parte delle montagne che vediamo intorno a noi… qui nella storia dell’umanità non ha mai abitato nessuno, e nessuno quindi ha mai dato un nome a questo luogo! E’ un territorio inesplorato, poche decine di persone sono arrivate qui con l’elicottero… è una sensazione unica. Pranziamo divinamente.
Nel pomeriggio possiamo scegliere tra kajak e terme nel fiordo di Cahuelmo. Mentre i più sportivi si sfiancano pagaiando, raggiungo le terme naturali comodamente a bordo di un piccolo motoscafo, che ci lascia su una enorme spiaggia di sassi, in un luogo di una bellezza rara e selvaggia.
Attraversiamo prati, spiagge sassose e tratti di fiume fino a raggiungere le terme: l’acqua termale proviene dall’interno della foresta, è scaldata dal vulcano e raggiunge delle vasche scavate nella roccia, molto invitanti, circondate da felci… Sono in costume da bagno, ma la temperatura dell’acqua mi fa cambiare idea sull’immersione nella vasca e preferisco proseguire con il reportage fotografico, sicuramente meno ustionante.
La sera tocca a Danilo proporre la cena a bordo.
Aperitivo con: crema di asparagi e piselli con code di gamberi, crocchette di patate con centolla (granchio reale cileno) e zenzero, emulsione di pomodoro con mozzarella e salsa al basilico (il nostro tricolore…), tartare di tonno australe (pescato al mattino da Andrés!) marinato con arancia e papaya gialla cilena.
A tavola si prosegue con dei classici di Danilo, realizzati con materie prime cilene. Ecco il menu:
- - Coni croccanti al sesamo con mero (varietà di merluzzo) mantecato all’olio extravergine
- - Ravioli con formaggio di capra, pere al vino rosso e miel de ulmo
- - Salmone cotto sulla pelle con asparagi, zabaione all’erba cipollina e uovo strapazzato con uova di salmone
- - Budino di mandorle e frutti di bosco marinati con vino speziato
Con grande maestria il sommellier Carlos Suarez propone l’abbinamento di ciascun piatto con vini cileni eccellenti.
E’ un successo strepitoso! Applausi e brindisi si alternano nell’euforia generale.
E poi… sorpresa! Si abbassano le luci, compare un grande schermo e vengono proiettate centinaia di immagini scattate durante la giornata, con una colonna sonora esaltante. Siamo sfiniti e ci accasciamo sui divani; rientrati nelle nostre cabine, è comunque difficile prendere sonno, per le troppe emozioni vissute e poi… siamo in fondo al mondo! Siamo abituati a viaggiare, ma questo luogo ha il fascino dei posti estremi.
La Atmosphere, sotto un cielo stellato di una luminosità stupefacente, riprende a navigare… chissà dove ci depositerà domani? Molto dipende dalle condizioni atmosferiche, qui normalmente piove come in nessun altro luogo del pianeta, perché la Cordillera delle Ande blocca le perturbazioni che arrivano dal Pacifico, e provoca terrificanti rovesci.
Ma noi siamo fortunati, è stata una giornata limpidissima, che ha lasciato sui nostri volti il segno violento del sole australe.
L’indomani al risveglio siamo a Tic Toc, all’imboccatura di un fiordo profondo. Mentre gustiamo la prima colazione e osserviamo il volo di alcuni cormorani australi, siamo informati del programma della giornata. Danilo partirà subito col motoscafo, io con un altro gruppetto, più tardi.
Cerco di continuare la lettura del libro di Chatwin, ma ho enormi difficoltà di concentrazione. Così raggiungo altre persone e ci scambiamo opinioni su questo modo di viaggiare, sicuramente l’unico per visitare luoghi estremi e inesplorati… aria, terra, acqua.
Mi imbarco su una lancia e ci accingiamo a risalire un tratto di fiume pochissimo esplorato, il Rio Trebol: è pieno di tronchi d’albero e rami che il tempo e le intemperie hanno trascinato, ma il motoscafo sfreccia ugualmente. Mi dicono che questa imbarcazione ha bisogno solo di pochi centimetri d’acqua per navigare. Percorriamo il fiume per quasi un’ora, ai nostri occhi si presenta uno scenario accattivante: spiagge di sabbia nera, vulcanica, con arbusti e cespugli piumati, salici piangenti sull’acqua, scure foreste… in un punto dove il fiume si allarga la nostra visuale può spaziare fino al ghiacciaio Yantel. Poi si torna a sfrecciare in mezzo ai tronchi, ed è possibile vedere qualche pinguino australe, qualche leone marino e vari tipi di volatili.
A un certo punto arriviamo al lago Trebol, così chiamato perché in pianta ha la forma di un trifoglio; sembra un enorme specchio e le sue acque immobili riflettono una miriade di tonalità di verde delle montagne che vi sprofondano. Il motoscafo si dirige verso l’estremità del lago, dove c’è una vasta spiaggia bianca… non c’è molo, ovviamente, e per sbarcare non ci rimane che risvoltare i pantaloni, togliere le scarpe e proseguire a piedi per qualche metro nell’acqua gelida del lago. Qui ci si presenta un’altra scena onirica: in questo posto incontaminato e disabitato è stata allestita una tavolata per tutti noi… gli chef si stanno occupando del barbecue, ma ciò che lascia sbalorditi è la tavola apparecchiata di tutto punto, perfetta. Hanno persino creato tre centrotavola con del legno morto raccolto sul posto e con foglie e bacche… nessun fiorista potrebbe ricreare una tale armonia di colori, ciò che offre la natura è assolutamente imbattibile. Sono stati allestiti anche due gazebo, uno per il “guardaroba” dove lasciare gli zaini e uno per sorseggiare l’aperitivo all’ombra, un buon pisco sour, diffusissimo in Cile.
Ci sottoponiamo al rito della “calafatas”, una specie di mirtillo che cresce qui: chi ne mangia uno tornerà in Patagonia… Ne distribuiamo a tutti, poi Danilo ed io ne ingurgitiamo una bella manciata, meglio essere sicuri!
Il posto è incantevole, invita al relax più totale, qualcuno fa il bagno nel lago anche se non ha il costume da bagno, altri sonnecchiano all’ombra dei gazebo, altri scattano foto in continuazione o perlustrano la spiaggia.
Ma le sorprese non sono finite! Danilo mi annuncia che il dessert non lo gusteremo qui, su questa spiaggia, ma andremo sul ghiacciaio con l’elicottero! E via, un’altra volta! L’elicottero sorvola l’imponente ghiacciaio Yantel dai riflessi azzurri e atterra su una roccia piatta grande quanto un fazzoletto, in un posto selvaggio dove una cascata fragorosa ha scavato un canyon, ci sono fiori e muschi e licheni meravigliosi…
E’ stato allestito un tavolo dove Guillermo sta impiattando il dessert, con tanto di decorazioni, frutta a cubetti, salsine, come nei migliori ristoranti… Accanto, un vassoio con whisky e altri alcolici. Mi offre il dolce mentre l’operatore della CNN mi riprende… E quando mi ricapiterà nella vita?
Danilo è in divisa vicino al ghiacciaio, lo raggiungo, è tutto troppo inconsueto… troppo difficile da esprimere!
Scatto foto a ripetizione, non mi sembrano abbastanza rappresentative di tutto quello che sto vivendo, che porterò sempre dentro di me…
“Passeggeri, alla sala di imbarco!” ironizza una guida tra i bassi cespugli mentre aspettiamo l’elicottero. E con una sensibilità straordinaria, ci indica un punto del ghiacciaio, dove di lì a poco si stacca una valanga che precipita con un rumore inquietante nella vallata sottostante: la natura dà spettacolo ancora. Torniamo alla base sulla Atmosphere, voliamo su una vasta pianura dove un corso d’acqua ha disegnato un serpentone, un susseguirsi di anse… No, nessuna matita disegnerà mai delle linee così armoniche, nessun pennello mischierà mai dei colori così belli!
La natura insegna, ma è una maestra che nessun discepolo supererà mai.
E tra un bagno nella jacuzzi, una capatina sul ponte di comando, un reportage fotografico e una sbirciata col binocolo verso la foresta, passa anche questo pomeriggio.
L’ultima sera tocca allo chef Tomas Olivera Leiva, che propone come aperitivo: capesante avvolte in serrano su salsa piccante di avocado, tartare di locos e tataki di tonno.
Si prosegue con l’ottimo menu:
- - Tortino di centolla con salsa di piselli, insalata di mote e quinoa, gelatina di licor de oro (distillato locale)
- - Tonno alla griglia accompagnato con chapaleles (pane tipico) ripieno di formaggio di pecora e salsa di agrumi
- - Costolette di cervo alla griglia, salsa di frutti di bosco e patate locali
- - Murta (frutto di bosco australe) e mela in varie consistenze con crema alla menta
Dopo cena degustiamo un liquore tipico Araucano mentre scorre lo slide-show dei momenti più belli della giornata.
E’ l’ultima sera, ma non c’è malinconia… c’è la consapevolezza di aver vissuto un capitolo diverso, tanto intenso quanto inaspettato… un dono della vita!
Danilo riceve in regalo un libro sul Cile, e tutti lo firmano e lasciano un pensiero carino.
Il capitano ci regala la mappa firmata con la rotta che abbiamo seguito in questi giorni.
C’è uno scambio frenetico di indirizzi, e-mail, pen-drive…
Al ritorno in cabina troviamo il dolcetto della buonanotte, come le altre sere, avvolto in un pacchettino o in una bomboniera, posato sul lenzuolo risvoltato… come ci hanno viziato!
L’ultima alba a bordo della Atmosphere ci sorprende ancora in navigazione, siamo nuovamente vicino a Puerto Montt, entriamo nel fiordo, la Atmosphere attracca e ognuno torna alla propria quotidianità con questo bagaglio ricchissimo.
Altri due giorni a Santiago precedono il nostro rientro in Italia. Abbiamo l’occasione di visitare la città, di apprezzare la gente, lo spirito del luogo, ma… la nostalgia della Patagonia si sente già.
“Chi non ha visto le foreste cilene, non conosce questo pianeta ”. Parola di Pablo Neruda.